Provo ad aggiungere un pezzo: i lettori, che hanno sempre meno tempo, si faranno fare i riassunti dalle IA. Quindi avremo autori che fanno scrivere i libri alle IA e lettori che useranno le IA per leggerli. Quindi nessuno scrive, nessuno legge e in mezzo le IA come macchine di Tinguely. Sono indeciso tra un futuro alla Wall-E o alla Terminator.
In effetti le fabbriche di contenuti (social, ma l'editoria può rientrare) somigliano molto ai fast food di Wall-E. Ed è uno scenario imbarazzante da quanto è povero.
RImane aperto il tema di come usare degli strumenti in maniera non dico buona ma un po' decente
Quel che spero è che riusciremo a mantenere pensiero critico sufficiente per affrontare i libri “on demand” e riconoscerli come sintomo di un’AI che sta andando fuori controllo. In più, il mio desiderio ancor più forte è che si riesca a mantenere il libro (creato dalle persone) in vita a prescindere da ciò che il futuro ci riserva, non credo ci siano molte cose più importanti di questa.
Non saprei, per me è il mercato che è fuori controllo e senza alcun valore se non quello monetario. Se schioccassimo le dita e facessimo scomparire l'AI, ci troveremmo un mondo sicuramente più green ma non un'editoria necessariamente migliore o più equa.
Ciao, apprezzo molto questa riflessione, anche io credo che ormai non si possa tornare indietro e "rompere i telai", a meno che come hai giustamente già detto arrivi una crisi energetica che renderà le nostre preoccupazioni vane perché avremo altro di più urgente di cui interessarci. L'ipotesi del libro on demand, creato sui bisogni specifici del lettore, mi sembra molto plausibile, considerando l'atomizzazione dell'esperienza di vita individuale. Trovo che di base si faccia fatica a trovare delle narrazioni che possano svolgere ancora una funzione simile a quella del mito, o anche semplicemente essere bandiera di una generazione e dei suoi valori (faccio un parallelismo con la musica, ad esempio, a quello che può essere stato il grunge con tutto il suo portato estetico), e che attualmente ci sia più interesse per il "personaggio" che sta dietro al libro, molto più funzionale al marketing e al culto dell'individualismo dei giorni nostri. Forse in questo senso lo scrittore potrà ancora sopravvivere, chissà.
Apri un sacco di temi che mi stanno a cuore. Verissimo il senso del personaggio dietro al libro; lo trovo molto triste. Se da una parte è umano voler sapere di più sulla persona, di sicuro abbiamo esagerato in questo senso - non a caso in italia chi fa lo scrittore di professione è quasi sempre un opinionista e lo reputiamo normale, come se scrivere narrativa ci renda automaticamente 'elite' da consultare su qualunque argomento.
Insomma l'ennesimo sintomo di un mercato un po' malato
Ciao M. È sempre un piacere leggerti! La serie di riflessioni è bellissima e io mi permetto di aggiungerci un’altra cosa: il problema di chi spaccerà il suo lavoro come “umano” quando invece sarà stato fatto con l’ausilio dell’IA.
Questo perché io mi sono fatto l’idea che la lettura, un po’ in parallelo con la musica, si trasformerà (o almeno io vorrei si trasformasse) in un’industria in cui l’evento sia più importante del contenuto in sè. Mi spiego meglio, oggi un musicista guadagna dai concerti, dagli instore, non dai dischi venduti. Allora potrebbe succedere una cosa simile anche per la scrittura. Perché leggere un libro scritto da un umano piuttosto che uno generato con l’IA? Perché vorrò conoscere la storia di chi lo ha scritto e di come lo ha scritto, i motivi che lo hanno portato lì e per i quali c’è quella determinata scena.
Hai ragione. Parli di un processo che sta già accadendo, d'altronde tutti gli scrittori 'pop' hanno quanto meno un account instagram. L'aspetto sociale è sempre fondamentale.
Detto questo io penso che la conversazione con l'autore sia un aspetto principe. L'IA annulla l'autore, ma lo fa allo stesso modo delle regole stringenti del mercato. Discorso complesso, ce ne sarebbe da dire per altri due post almeno!
Ovviamente ci vediamo al Salone quest'anno, però mi ha colpito soprattutto quello che hai detto riguardo al fatto che il libro potrebbe scomparire come le carrozze con i cavalli e i ritratti... segni di un mondo che cambia. Onestamente la cosa che mi spaventa di più è pensare che potrebbero non esserci più confini tra una "realtà reale" e una realtà virtuale. Mi spaventa perché mi sembra che, più ci inoltriamo nel virtuale, più anche noi perdiamo di umanità. So che sto dicendo un'esagerazione, ma lo vedo già adesso su molte cose. Bellissima riflessione.
c'erano delle belle riflessioni sul significato degli spazi virtuali in "pensare l'infosfera" di Floridi, anche se è un testo un po' pregno di termini tecnici
questo per dire che personalmente non sono tanto spaventato dal virtuale quando dal falso o meglio 'fake'. Viviamo già in un mondo dominato largamente dalla disinformazione e questo è distopico come dici tu.
Provo ad aggiungere un pezzo: i lettori, che hanno sempre meno tempo, si faranno fare i riassunti dalle IA. Quindi avremo autori che fanno scrivere i libri alle IA e lettori che useranno le IA per leggerli. Quindi nessuno scrive, nessuno legge e in mezzo le IA come macchine di Tinguely. Sono indeciso tra un futuro alla Wall-E o alla Terminator.
In effetti le fabbriche di contenuti (social, ma l'editoria può rientrare) somigliano molto ai fast food di Wall-E. Ed è uno scenario imbarazzante da quanto è povero.
RImane aperto il tema di come usare degli strumenti in maniera non dico buona ma un po' decente
Quel che spero è che riusciremo a mantenere pensiero critico sufficiente per affrontare i libri “on demand” e riconoscerli come sintomo di un’AI che sta andando fuori controllo. In più, il mio desiderio ancor più forte è che si riesca a mantenere il libro (creato dalle persone) in vita a prescindere da ciò che il futuro ci riserva, non credo ci siano molte cose più importanti di questa.
Non saprei, per me è il mercato che è fuori controllo e senza alcun valore se non quello monetario. Se schioccassimo le dita e facessimo scomparire l'AI, ci troveremmo un mondo sicuramente più green ma non un'editoria necessariamente migliore o più equa.
Ciao, apprezzo molto questa riflessione, anche io credo che ormai non si possa tornare indietro e "rompere i telai", a meno che come hai giustamente già detto arrivi una crisi energetica che renderà le nostre preoccupazioni vane perché avremo altro di più urgente di cui interessarci. L'ipotesi del libro on demand, creato sui bisogni specifici del lettore, mi sembra molto plausibile, considerando l'atomizzazione dell'esperienza di vita individuale. Trovo che di base si faccia fatica a trovare delle narrazioni che possano svolgere ancora una funzione simile a quella del mito, o anche semplicemente essere bandiera di una generazione e dei suoi valori (faccio un parallelismo con la musica, ad esempio, a quello che può essere stato il grunge con tutto il suo portato estetico), e che attualmente ci sia più interesse per il "personaggio" che sta dietro al libro, molto più funzionale al marketing e al culto dell'individualismo dei giorni nostri. Forse in questo senso lo scrittore potrà ancora sopravvivere, chissà.
Apri un sacco di temi che mi stanno a cuore. Verissimo il senso del personaggio dietro al libro; lo trovo molto triste. Se da una parte è umano voler sapere di più sulla persona, di sicuro abbiamo esagerato in questo senso - non a caso in italia chi fa lo scrittore di professione è quasi sempre un opinionista e lo reputiamo normale, come se scrivere narrativa ci renda automaticamente 'elite' da consultare su qualunque argomento.
Insomma l'ennesimo sintomo di un mercato un po' malato
Ciao M. È sempre un piacere leggerti! La serie di riflessioni è bellissima e io mi permetto di aggiungerci un’altra cosa: il problema di chi spaccerà il suo lavoro come “umano” quando invece sarà stato fatto con l’ausilio dell’IA.
Questo perché io mi sono fatto l’idea che la lettura, un po’ in parallelo con la musica, si trasformerà (o almeno io vorrei si trasformasse) in un’industria in cui l’evento sia più importante del contenuto in sè. Mi spiego meglio, oggi un musicista guadagna dai concerti, dagli instore, non dai dischi venduti. Allora potrebbe succedere una cosa simile anche per la scrittura. Perché leggere un libro scritto da un umano piuttosto che uno generato con l’IA? Perché vorrò conoscere la storia di chi lo ha scritto e di come lo ha scritto, i motivi che lo hanno portato lì e per i quali c’è quella determinata scena.
Hai ragione. Parli di un processo che sta già accadendo, d'altronde tutti gli scrittori 'pop' hanno quanto meno un account instagram. L'aspetto sociale è sempre fondamentale.
Detto questo io penso che la conversazione con l'autore sia un aspetto principe. L'IA annulla l'autore, ma lo fa allo stesso modo delle regole stringenti del mercato. Discorso complesso, ce ne sarebbe da dire per altri due post almeno!
Ovviamente ci vediamo al Salone quest'anno, però mi ha colpito soprattutto quello che hai detto riguardo al fatto che il libro potrebbe scomparire come le carrozze con i cavalli e i ritratti... segni di un mondo che cambia. Onestamente la cosa che mi spaventa di più è pensare che potrebbero non esserci più confini tra una "realtà reale" e una realtà virtuale. Mi spaventa perché mi sembra che, più ci inoltriamo nel virtuale, più anche noi perdiamo di umanità. So che sto dicendo un'esagerazione, ma lo vedo già adesso su molte cose. Bellissima riflessione.
c'erano delle belle riflessioni sul significato degli spazi virtuali in "pensare l'infosfera" di Floridi, anche se è un testo un po' pregno di termini tecnici
questo per dire che personalmente non sono tanto spaventato dal virtuale quando dal falso o meglio 'fake'. Viviamo già in un mondo dominato largamente dalla disinformazione e questo è distopico come dici tu.